Dedicato ai/alle verginelle (non sessualmente parlando)
dal Coro delle Vergini:
Noi siamo le vergini dai candidi manti:
siam rotte didietro ma sane davanti,
i nostri ditini son tutti escoriati
a furia dei (censura) che abbiamo menati.
Nell’arte sovrana di fare i (censura)
battiamo le (censura) di tutti i casini;
la lingua sapiente e l’agile mano
dan gioia e delizia al duro banano!
Tratto dal libretto Rosso dell’Universitario
IFIGONIA
Tragedia classica in tre atti di autore ignoto Corinto 69 d.C.
Personaggi:
Il Re di Corinto.
Ifigonia, sua figlia.
Allah Ben Dur, primo pretendente.
Don Peder Asta, secondo pretendente.
Uccellone, Conte di Belmanico, terzo pretendente.
Spiro Kito Samurai, quarto pretendente.
Enter O’Clisma, Gran Sacerdote.
In Man Lah, Gran Cerimoniere.
Bel Pistolino, Elefante sacro.
Coro di Nobili, Vergini e Popolo.
Il dramma si svolge in Corinto nell’anno 69 d.C.
[Testo integrale non censurato]
Prefazione (SU IFIGONIA)
Il canto goliardico di Ifigonia termina in modo così inquietante che lascia perplesso il lettore (o lo spettatore della rappresentazione teatrale). Per dar fine alle mie notti inquiete, turbate dal ricorrente pensiero di quella povera creatura che si dà morte per colpa di un crudele destino, ho deciso di dare una chance alla stessa, al popolo gaudente di Corinto e alle vergini votate ad una castità perenne, riprendendo l’opera dal tragico momento della fine.
Il quarto atto si intitola la “Tinculide”.
Ndr.
In Tino, un mio caro amico di 50kg per 1,60m di altezza, dotato di spesse lenti e di un ciuffetto di peli che gli ricoprono il capo, ho visto colui in grado di ribaltare le sorti del popolo di Corinto.
Buona lettura
ROBY48
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LA TINCULIDE
Atto Quarto – (Il colpo di scena)
Scena: La stessa dell’atto precedente: La camera nuziale
Il crudele destino, vestito di pena,
fè’ si che si ruppe la fragil catena
così che la sposa non fu moritura
ma solo contusa e con qualche frattura.
Silenzio fu fatto dai culi pettanti
del popolo tutto, compresi i regnanti,
la sposa Ifigonia, grazie alla sorte
fu data alla vita e strappata alla morte.
Si cala il sipario su questa novella
con fine si brutta piuttosto che bella:
da moglie felice del prence Kiro Hito
a sposa illibata col sesso nel dito,
donzella Ifigonia si alza dal cesso
e consuma da sola un pessimo amplesso.
(Il mancato suicidio assistito inquieta Ifigonia più della morte stessa per cui decide di riprovarci buttandosi giù dalla finestra ma, nel frattempo, vede in lontananza un polverone, ed in mezzo allo stesso un energumeno a cavallo diretto al castello reale. E’ un piccolo cavaliere di nome TIN CUL, ex campione olimpico di tiro della sega, portatore di lenti e con uno scarno ciuffetto di capelli sulla fronte. Giunto in ritardo alla competizione chiede al Re di Corinto di poter ancora partecipare alla gara.
TIN CUL
(dopo essere stato invitato a salire nella Sala del Trono, al cospetto del Re e del Gran Cerimoniere, Tin Cul è visibilmente timoroso e preoccupato per il ritardo)
O re di Corinto, amato sovrano,
datore di pene e accettore nell’ano,
io sono Tin Cul e son piemontardo (*)
e imploro perdono per questo ritardo,
ma non è mia la colpa se nell’arrivare
ho sempre trovato qualcosa da fare.
Nel regno d’Italia non ho tentazioni
in quanto son pochi i veri ricchioni,
son poche le troie e pochi i casini
ed è ancora tabù farsi fare i pompini.
Ma dopo Damasco la gente è cambiata
e la minchia ogni dì me l’hanno sfogata.
Sia con la fica che con bocca e sedere
tutti gli incontri mi han fatto godere.
Persin n’elefante, tal Pistolino (*),
che a lo mio arrivo ha fatto l’inchino
mostrando l’enorme pertugio dell’ano
m’ha dato con quello gran sfogo al banano.
e avendo nel cazzo ancor desideri,
mi sono inculato anche gli archibugieri.
Ti chiedo pertanto sia fatta eccezione
Perch’io venga ammesso alla competizione.
RE DI CORINTO
(Visibilmente sollevato da questa opportunità si sfoga confidando gli affari di famiglia)
Ebbene Tin Cul, ti dico in confienza
che mia figlia Ifigonia non ha più pazienza.
Il novello consorte disdegna l’imene
in quanto privato dall’uso del pene.
Fu un verme di budello di un bonzo di Visnù (*)
amico di mio genero, a cui dava del tu,
che gli propose, con sordido cinismo,
di far nel suo culo, un giro di turismo.
Fu pessima l’idea di entrar dentro il budello
che avrebbe digerito la polpa del suo uccello.
(Rendendosi poi conto di dilungarsi troppo)
…allora …o cavaliere…esterna esposizione
delle tue credenziali alla regia commissione.
(Ifigonia, nel vedere quel nuovo cavaliere, portatore di speranza. Desiste dall’insano intento suicida e attende fiduciosa gli eventi)
GRAN SACERDOTE
Curricula pure o cavaliere
ma con il cazzo eretto e due dita nel sedere
(Tin Cul, si abbassa le mutande e per ben figurare si infila ben tre dita nell’orifizio rettale. Il pene si inturgida all’istante)
TIN CUL
Io sono Tin Cul e sono leghista
son lungo di pene ma corto di vista
son basso d’altezza ma forte nel sesso
e non mi spaventa il divieto d’accesso.
Accedo davanti, accedo di dietro
e non disdegno il sedere di Pietro; (*)
non fo differenza a incularmi i maiali
o nel profanare pertugi reali.
Mi alzo al mattino e fo colazione
impugnandomi il membro e tirando un segone,
a mezza mattina, se non soddisfatto
profano col pene il culo del gatto,
a mezzodì, tra le varie portate
mi faccio altrettante potenti chiavate,
quand’è pomeriggio vo sotto la tenda
e con le bagasce consumo merenda.
Prima di sera, se il membro è ancor duro
lo sfrego con forza sulle crepe del muro
per renderlo forte, temprato e nodoso,
ben sagomato e poco peloso.
Se poi non s’abbassa si tanta stecca
simulo vulva con spessa bistecca,
avvolgendo la stessa sul turgido pene
e fo movimenti come fosse l’imene…..
(Il cavalier Tin Cul continuerebbe l’esposizione del suo ricco curriculum ma il Re di Corinto lo ferma)
RE DI CORINTO
Fermati o prode cavaliere Tin Cul!!!
So già che tu fosti atleta a Seul
e campione olimpionico a Roma ed Atene
nel tiro di sega e schizzo del pene.
Pertanto sei degno di esser marito
e di sostituire l’eunuco Kiro Hito.
Tu sai però che per far che ciò accada
tu debba risolver codesta sciarada.
( Prima di chiamare il Gran Cerimoniere perché legga l’indovinello il Re cambia idea e vuole render ancor più difficile la prova).
O Gran Cerimoniere fai in modo che
di nobili sciarade ne solva almeno tre!!!
GRAN CERIMONIERE
Dal cul togli dita e assesta la mutanda
perchè ti sto per far la prima mia domanda:
Qual differenza sta tra la sega
ed il movimento della Lombarda tua Lega?
TIN CUL
Amabile Sovrano o Sire di Corinto
ti dico la risposta sapendo di aver vinto,
intanto già io sento l’induro del banano
ed il conseguente brulichio dell’ano.
Così ti rispondo con fervida impazienza
che tra le due, non v’è differenza,
di ciò son convinto e non darmi del pazzo
se reputo entrambe movimenti del cazzo.
GRAN CERIMONIERE
Risposta saggia egual, mai fu sentita,
rinfilati nel culo le immonde tue dita,
riaddura il tuo membro e riabbassa la mutanda
perchè ti sto per far penultima domanda:
Quanti son di sabbia al suol i granelli
dell’arabico deserto al di qua dei Dardanelli?
(La tristezza cala tra il Popolo, le vergini, sconsolate, abbassano la testa. il Re di Corinto stesso sa che il cavaliere non potrà rispondere e si pente di aver imposto tre domande…ma ormai è troppo tardi)
TIN CUL
(Per la prima volta insicuro ed esitante)
Re di Corinto, amato sovrano,
l’ammoscio sta infierendo sul duro mio banano,
non so se Budda, Maometto ed Allah
potrebber dar risposta a sta domanda qua.
(Tin Cul viene fulminato da un’idea geniale, abbandona di corsa la Sala del Trono e scende nella corte della reggia. Raccoglie un granello di sabbia da terra e, quando torna al cospetto del Gran Cerinmoniere, lo mostra, alzandolo al cielo)
A dar cotal risposta non troverai nessuno
ma io ti posso dir: “Son tanti meno uno”
(poi esultando e saltellando all’impazzata)
Su l’uccello, su le bale,
siamo già in semifinale
manca ancora una domanda
per far si che la mutanda
di Ifigonia, la regina
venga messa giù in cantina.
GRAN CERIMONIERE
Prendi riposo o audace guerriero
e porgi delizia al regal buco nero.
Pria ch’io faccia domanda finale
infila il tuo pene nel foro regale.
Al re di Corinto sfoga il budello
con la cappella del fiero tuo uccello.
Però stai attento alla brutta ferita (*)
causata da figlia quand’era impazzita.
(Tin Cul, con maestria e delicatezza, penetra il Re di Corinto.
Per evitare che l’impeto della profanazione rettale possa riaprire la fresca ferita sull’ormai svuotato sacchetto scrotale del sovrano, rimane inattivo e lascia condurre l’accoppiamento al Re.
GRAN CERIMONIERE
Siamo al gran finale, rinfila in culo il dito,
e rispondi immantinente a quest’ultimo quesito:
(il silenzio nella sala è totale)
Quale della Storia attual è il punto assai più scuro?
….mi son dimenticato… rispondi a cazzo duro.
(Tin Cul se lo intosta manualmente)
TIN CUL
O Gran Cerimoniere, risposta non ignoro:
“E’ il buco tafanarico di Ludovico il Moro” (**)
GRAN CERIMONIERE
Risposta più giusta mai fu sentita
si apra a Kiro Hito la porta d’uscita
e sia fatto accesso al prode Tin Cul
col nobile titolo di Re di Kabul.
RE DI CORINTO
Genero mio caro ti consegno la mia figlia
che da qund’è nata il nerbo non piglia.
Falla godere con cazzo e i coglioni
e mettimi al mondo nipoti chiavoni.
(l’esultazione è generale)
POPOLO
Vola, colomba bianca vola,
con l’uccell facciam la ola
con il cul facciam rumore
e scorregge a gran fragore.
Noi siamo felici, noi siamo esultanti
e molto fieri dei nostri regnanti,
a regina Ifigonia ed al Re di Kabul
doniamo col cuore le chiappe del cul.
IL CORO DELLE VERGINI
E giunto il momento che il Re di Kabul
non approfitti del buco del cul
che abbiamo già dato in gran quantità
per preservare la verginità.
Gran Sacerdote togli le pene
e fà che Tin Cul ci perfori l’imene.
GRAN SACERDOTE
Ebbene, così sia!!
Và Tin Cul, apri lor la via.
TIN CUL
Sono nove e ben le vedo (*)
me le faccio tutte a spiedo
con il lungo mio banano
entro in figa ed esco in ano
dalla prima alla seconda
fino all’ultima, e se abbonda,
la lunghezza dell’uccello
me l’addobbo con il bello
forellin della begonia
della mamma di Ifigonia.
(Tin Cul, fiero, trapassa le 9 vergini e penetra contemporaneamente la vagina della Regina Madre. L’esultazione del popolo si trasforma in estasi. Tutti si inginocchiano in fervida preghiera e, sollevando le natiche al cielo, liberano nell’aria una salva di scorregge, ancor più impetuosa della precedente, per un saluto beneaugurante alla futura coppia di regnanti.)
TIN CUL
(visibilmente emozionato e imbarazzato per non poter aderire al coro si scusa)
Popolo mio caro… vorrei unirmi al coro
ma devo confessar che c’ho problemi al foro.
Col buco del seder non posso far boato
in quanto me lo trovo alquanto assai slabbrato (*).
CALA DEFINITIVAMENTE LA TELA
FINE